Dagli inizi degli anni Duemila i progetti di residenza hanno caratterizzato la scena contemporanea italiana, costituendo un perno fondamentale per lo sviluppo dell’arte ceramica. Fondamentali sono state in questo senso le numerose residenze del Museo Carlo Zauli che hanno avvicinato alla ceramica una generazione di artisti che non avevano mai lavorato con questo linguaggio. Dentro a questo panorama, anche Le Nove Hotel ha fatto la sua parte, inserendosi in un dibattito nazionale attorno al come fare ceramica oggi. La prima direzione è stata senza ombra di dubbio un’attenzione sistematica per il territorio, cercando di mettere in luce le numerose figure professionali che lavoravano con questo materiale: artigiani, artisti ceramisti, produttori. Tenendo conto di questa storia, la residenza di Chiara Camoni del 2021 tenta proprio di ripartire da tutti i fattori messi in gioco in questi anni, per restituire un’esperienza complessiva e partecipata.
Chiara Camoni è stata invitata a collaborare con Botteganove, azienda leader nel settore del mosaico e delle piastrelle, per produrre un grande pavimento esposto nel corso della sua mostra al CAPC di Bordeaux. Il pavimento riparte dalla materia stessa del territorio novese: nel corso del primo sopralluogo – infatti – l’artista ha percorso a piedi gli argini del Brenta e i boschi delle colline tra Bassano e Marostica per reperire terre e ceneri con le quali poter realizzare i propri smalti. Botteganove è stata fondamentale nello studio e nello sviluppo di questi smalti, utilizzati poi per decorare interamente le piastrelle che compongono il pavimento. Una decorazione che riparte dalla tradizione del decoro floreale novese, per essere nuovamente reinterpretata: ecco che i fiori diventano il punto di partenza per un grande prato fiorito, un insieme in cui i dettagli si perdono dalla distanza. Guardando la distesa a terra, l’occhio si muove tra forme vegetali e animali, ricostruendo con l’immaginazione forme alle volte solo suggerite. Ecco allora che un insetto, un fiore e una foglia si confondono, perdendo i loro contorni. Il ripetersi degli elementi porta a un loro progressivo disgregamento, come nelle Ninfee di Monet: non è più il dettaglio naturale a essere al centro dell’indagine, ma è il suo movimento nell’infinito variare a rimanere al centro. Un annullamento del soggetto ritratto, ma anche del soggetto-decoratore. Rinunciando a qualsiasi protagonismo, infatti, l’artista ha chiesto a collaboratrici del territorio di lavorare con lei alla decorazione delle piastrelle: ecco il risultato finale, un coro in cui le diverse voci e mani si confondono. Nell’insieme finale non è più possibile riconoscere la mano dell’artista, né quella della decoratrice in pensione, o quelle delle studentesse della locale scuola ceramica. Le singolarità si annientano per restituire un senso di appartenenza a una zona – prima – e a un sentire universale – poi.
Vi è in questo grande pavimento la memoria della protagonista de La passione secondo G.H., a cui rimanda Pavimento (per Clarice), titolo dell’opera: Clarice è infatti Clarice Lispector, la scrittrice che ha dato vita a questo potente romanzo. Il pavimento di Chiara Camoni non è un’illustrazione del volume, non pretende di riproporlo in maniera letterale. L’opera restituisce corpo a un sentire, o come direbbe Lispector:
in quel mondo che io stavo per conoscere, ci sono vari modi che significano vedere: un guardare l’altro senza vederlo, un possedere l’altro: anche tutto questo significa vedere. […] Guarda un po’ cos’è quel tutto: è un pezzo di cosa, è un pezzo di ferro, di argilla, di vetro. […] Io voglio il materiale delle cose. L’umanità è fradicia di umanizzazione, quasi fosse necessario; e quella falsa umanizzazione ostacola l’uomo e ostacola l’umanità. Esiste una cosa che è più ampia, più sorda, più profonda, meno buona, meno cattiva, meno bella. Sebbene pure quella cosa corra il pericolo di trasformarsi, nelle nostre mani grossolane, in “purezza”, le nostre mani che sono grossolane e zeppe di parole.
Ecco che nelle mani delle decoratrici risiedeva parte del tutto, del vedere, del sentire, dell’esserci. Il ripetersi dei gesti restituiva una continuità, un senso di comunità. Una comunità che si è riconosciuta nella terra, nella materia. Un sentire che abbraccia l’essere comunità, territorio.
Chiara Camoni ha abitato questa comunità, ne ha riconosciuto la tradizione senza celebrarne i maestri o citarne i momenti di gloria. Perché la sola forma per vivere nel tutto è il vivere il qui e l’ora.
È essere presente.
— Irene Biolchini
Le Nove Residenze d’Artista
è un progetto Ceramic Pavilion in collaborazione con Le Nove hotel
artista
Chiara Camoni
opera
Pavimento (per Clarice)
L’opera è stata realizzata in collaborazione con i partecipanti al workshop tenuto tra gennaio e giugno 2021 presso Botteganove: Lorenzo Bottari, Angela Di Folco, Laura Marini, Chiara Menon, Elisabetta Nicoli ed Elisa Zaninoni
L’opera è stata presentata alla mostra Chiara Camoni, Deux Soeurs, CAPC – Musée d’art contemporain de Bordeaux, Francia
curatela e testo critico
Irene Biolchini
organizzazione
Emanuel Lancerini
con il supporto di
Botteganove
Cibas impasti
fotografie
Studio 167 e Camilla Maria Santini
progetto grafico
Hstudio.it