Notebook for the contemporary ceramist è un progetto che, inaugurato nel 2018 con il taccuino numero 0, vede Le Nove hotel proporsi come casa, spazio espositivo, laboratorio e luogo di incontro per ceramisti. Uno spazio dove confrontarsi e, partendo dalle potenzialità della nostra comunità artistica, restituire temi rilevanti nel fare ceramica oggi. Col passare del tempo la storia ci riporta spesso a un punto di partenza, da interpretare ogni volta sotto una luce nuova, meglio se con l’aiuto di uno sguardo esterno.
La ricerca di Isabella Breda — nel tessere un dialogo tra produzione ceramica e applicazioni della terra cruda — ci riporta alle origini, alla ricerca delle argille naturali, in un percorso che fa emergere i segni di un locale che non è localismo.
I temi proposti in questi taccuini hanno l’ambizione di proporsi come materiali di un progetto in grado di ricollocare all’interno delle dinamiche contemporanee la straordinaria capacità, qui sviluppata per secoli, di manipolare l’argilla. Attraverso un cambiamento graduale e la diffusione del saper fare di una comunità locale che si apre al globo scevra dell’arroganza di sentirsi la migliore.
—Emanuel Lancerini
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Coesioni / Collisioni-Convenzioni
Premessa fortuita ai lavori messi in opera da Isabella Breda in Nove fu l’invito alla partecipazione ad una mostra durante la locale Festa della Ceramica nel 2015 (“Il mestiere dell’arte”, bipersonale con Pasquale Di Fonzo). Quell’esposizione, a cura del prof. Antonio Bernardi, fece collidere due linguaggi legati a materie prime non comuni, argille naturali per la Breda, metalli d’ogni sorta per Di Fonzo, superando qualsivoglia convenzione “ceramica”.
La residenza d’artista che l’architetta Breda ha fortemente caldeggiato in questi anni, trovando infine terreno fertile nell’alveo novese, si inserisce in un più vasto incrocio di direttrici solo apparentemente casuali. Scorrendo l’elenco degli attori che hanno supportato questa attività creativa, si intuisce come l’interesse generato dalla ricerca nell’ambito delle argille sia oggi parte di visioni che valicano gli ambiti produttivi tradizionali.
Dal canto suo la Breda ha più volte sondato il terreno, metaforicamente e praticamente, in varie zone d’Italia, sino a rilevare alcune peculiarità ottico-plastiche utili al proprio percorso tecnico e creativo. Nell’esecuzione di superfici parietali, così come nella creazione di installazioni site-specific, ella si è mossa partendo da metodologie proprie dell’architettura, un solido impianto di regole e strutture necessarie a leggere in maniera coerente ciò che sta intorno all’essere umano. Con la stessa naturalezza con cui ha più volte reinterpretato contesti domestici o lavorativi, durante il periodo di residenza ha fatto proprie alcune suggestioni territoriali. Suggestioni generate dalla visita alle cave di Possagno (Vardanega) e ad altre oggi abbandonate (Tretto), alla manifattura originaria della produzione di ceramica artistica novese (Barettoni ex Antonibon), trovando infine l’ambiente ideale nel laboratorio Botteganove.
Queste suggestioni, scaturite dall’incontro con persone e luoghi produttivi equamente legati alla tradizione e ad un consapevole rinnovamento, sono oggi visibili su pareti, campioni, piastrelle e vasi, ma anche come frammenti di agglomerati argillosi scelti con cura. Quelle argille, largamente usate nelle aziende produttrici ceramiche artistiche o dell’edilizia, la cui componente naturale è stata dimenticata, sono perciò una metafora della possibile rinascita sotto altra forma della stessa materia primigenia.
La personale rilettura del contesto architettonico rurale, in cui è possibile ravvisare l’influenza palladiana in Palazzi e Ville della campagna veneta, vede la Breda riproporre una selezionata sintesi. Sono l’essenza della lezione architettonica del passato, assimilabile a quella contestualmente realizzata in ambito ceramico, oggi come allora. In quelle linee, utilizzate in moduli e varianti, si scorgono i profili di capitelli, colonne e basamenti, ma anche fregi appena accennati. La grande lezione naturalistica che ha attraversato i secoli, si traduce quindi in superfici lavorate cesellando trama e rugosità della terra. È un prodotto finito eppure, essendo argilla, è materia prima con cui continuare la ricerca.
—Marco Maria Polloniato
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un progetto
Le Nove hotel
a cura di
Emanuel Lancerini
artista
Isabella Breda
testo critico
Lampi Creativi / M M Polloniato
fotografie
Pierluigi Breda
progetto grafico
hstudio.it
La mostra è il momento conclusivo della residenza artistica Coesioni (aprile—settembre 2019)
coordinamento
Lampi Creativi
con il supporto di
Botteganove
Le Nove hotel
Industrie Cotto Possagno
Ceramics.it
con il patrocinio di
Ass. Int. Città della Terra Cruda
Ass. Italiana Città della Ceramica
Comune di Nove