8 settembre — 8 ottobre 2023
Le Nove hotel
È un evento
Ceramic Pavilion
a cura di
ife collective
Si racconta che gioco e giardino siano due creature gemelle, in realtà per niente simili. Distinte e in simbiosi, dalla loro creazione si evocano vicendevolmente, intrecciandosi e mescolandosi tra i desideri e le relazioni umane. Questo duetto secolare, frutto di invenzioni antropiche e flussi immaginari attivati dalla curiosità e dal potere dell’incanto, nasce dalla necessità di passare piacevolmente il tempo e di fuggire dalla quotidianità.
I giardini e i parchi storici – di interesse pubblico dal punto di vista artistico e storico – si aprivano, così, in sconfinate stanze vegetali per il benessere di chi vi si addentrava, e incorporavano, nel loro essere allo stesso tempo naturali e artificiali, una predisposizione innata di destinazione ludica che prendeva forma in giochi d’acqua, labirinti, campi da gioco, spettacoli, giostre e molte sfaccettature fisiche del desiderio di ricreazione e svago.
Il paesaggio manipolato e addomesticato, in atti talvolta anche impetuosi, era l’effetto della relazione fraterna gioco-giardino che metteva in valore la sua struttura fittizia per il piacere di far divertire, stupire, conoscere, esplorare, dimenticare. Forme e simboli sono tra gli elementi che hanno caratterizzato per secoli la progettazione degli spazi per il gioco nei parchi e nei giardini storici, quel gioco che per definizione mette in dialogo aspetti creativi e cognitivi per la formazione completa della persona – adulti compresi – e che le permette di aprirsi al costante cambiamento del mondo.
Nella società attuale la simbiosi gioco-giardino ha perso di valore e consistenza, apparendo occasionalmente in aree gioco standardizzate, pressoché destinate solo a bambini, o aree attrezzate in cui l’aspetto artificiale predomina sul resto.
Dal desiderio di attivare questa pausa nasce la mostra Giardino fiiii‑fiùùù di Mirko Marcolin, un multiforme gioco‑giardino che innesca, in chiave contemporanea, meccanismi di svago, immaginari trasformativi, partecipazione e condivisione sociale. Le opere di Marcolin sono enigmi da decifrare con la leggerezza e la curiosità proprie del gioco, argilla trasformata in forme scultoree che raccontano storie, simboli mitologici attivatori di fantasticherie, suoni inaspettati che si irradiano da interstizi nascosti. Ed è proprio la capacità del manufatto ceramico di contenere, ospitare e abbracciare il vuoto, nella prospettiva di una nuova destinazione, che l’artista ha deciso di fare del fischio l’anima perenne della sua ricerca. Se, da una parte, le sculture fischianti rievocano la dimensione del gioco, canzonando chi alle apparenze si ferma, dall’altra prendono vita, proprio grazie al soffio che le fa cantare.
La struttura d’insieme del Ceramic Pavilion è resa ancora più attrattiva dai gruppi di sculture fischianti, che hanno la capacità di interagire con la memoria e la curiosità. Un esempio è la serie inedita delle tre scatole in argilla refrattaria, cotte a legna, Il maestro, Fino alla fine del fiume e Nella camera del sale. Queste scatole nascondono al loro interno tre animali fischianti che sbucano con nostra meraviglia non appena si apre il coperchio, per poi posizionarsi al di sopra, facendole cambiare funzione e forma.
La serie degli Scheletri ceramici in refrattario colorato, invece, si incastra perfettamente all’interno della narrazione del gioco-giardino per il suo tentativo di fuggire dalla consuetudine attraverso lo stimolo visivo, sonoro e immaginativo: oggetti della quotidianità con impercettibili deformazioni che racchiudono fischi al loro interno, portano le sculture in una dimensione scherzosa che apre a nuove possibilità. Tra queste, a suon di fischi, colorati Uccelli primitivi, in argilla refrattaria decorata con smalti, si liberano del loro ruolo di preda di caccia, il gioco più diffuso nei giardini storici, per diventare portatori dell’ancestrale invito alla fertilità e alla vita.
Questo è il passatempo nel Giardino fiiii-fiùùù.
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Mirko Marcolin (Marostica, 1989) è un artista e ceramista specializzato nel campo delle arti applicate e del design, grazie a una formazione che l’ha portato ad approfondire le tecniche di lavorazione di ceramica, tessuto, plexiglass, di costruzione di forni sperimentali per la cottura ceramica e decoro su maiolica. La sua produzione artistica si concentra principalmente sul manufatto ceramico grazie alla passione per lo studio e lo sviluppo della ceramica di Nove. La sua buona conoscenza delle diverse tecniche ceramiche si esalta con la freschezza dei temi che presenta con i suoi lavori, fortemente influenzati dalla sua fascinazione per le sottoculture e culture popolari, facendo dell’ironia del fischio la sua cifra stilistica predominante.
Ha partecipato a mostre collettive, residenze e premi nazionali e internazionali. Recentemente è stato selezionato per esporre al Concorso Internazionale di ceramica contemporanea di Grottaglie e vinto il terzo premio al Concorso Ceramiche Sonore a Castellamonte, Torino.
Ife collective è un collettivo curatoriale fondato da Eleonora Ambrosini, Marta Braggio e Ilaria Zampieri, interessato all’indagine critica sulla complessità e sugli immaginari che da questa derivano. Nato nel dicembre 2021 dall’esigenza di dar vita a progetti pluridimensionali a partire dall’arte contemporanea, si apre a contaminazioni, discipline e linguaggi differenti per abbracciare visioni ecosistemiche e sostenibili.